24.7.03
Un week-end postmoderno parteII
The Gig
L'acustica è perfetta, c'è l'aria condizionata: invidio un po' gli svizzeri che saranno pure degli spaccaballe però sono maledettamente organizzati.
I Liquid Liquid li conoscevo solo per fama, e all'inizio ero un po' preoccupato. Vedere 4 forty-something con marimbas, tamburelli e quant'altro credo possa spaventare chiunque dotato di buon senso. Invece i nonnetti stupiscono, e non poco. Si vede che li hanno tirati fuori dalla naftalina, loro stessi sembrano un po' spaesati, come se li avessero strappati da una confortante quotidianità di station wagon, figli con le macchie di gelato sulle magliette e sabati pomeriggio trascorsi a falciare il praticello di casa. Potere della musica, potere del palco. Sembrano i Black Eyes dell'era postpunk, non si risparmiano e Richard McGuire fa esplodere il suo basso in sequenze sonore impressionanti e violente. Non ci sono laptop, non si vede nessuna mela azzurrina, eppure i suoni son quelli, solo analogici. Sfiora il pensiero che questi vegliardi, conosciuti sì, ma comunque considerati gruppo "minore", all'epoca fossero già avanti di vent'anni abbondanti, che avessero già intuito ogni singola linea guida: ritmo sulla melodia, minimalismo sulla tecnica, sentimento sulla pura esecuzione.
Ma forse la verità è che sono questi anni balordi che non riescono a trovare la loro propria strada. Le idee non ci sono e se ci sono, sono già state sfruttate, consumate e gettate.
Quando chiudono il concerto, si solleva quasi un'ovazione dal pubblico. Un pubblico che avrà avuto sì e no 5 anni quando uscì il primo singolo dei Liquid Liquid, e questo la dice non lunga, ma lunghissma.
La scaletta è stata modificata un po', mancherà tutta la scena inglese (Playgroup e compagnia) a causa di uno sciopero della British Airways. Viene così prolungato il DJ set di Murphy della DFA che ha comunque il duro compito di tenere il livello raggiunto dai LL per tirare adeguatamente il concerto dei Rapture.
Sono punk? Sono funk? Sono dance? Sono no-wave? Boh. Davvero non saprei. So solo che questi ragazzi originari di Frisco ma trasferiti a NY sono già famosi e non hanno ancora pubblicato un disco vero e proprio. Sono famosi ma sono anche tremendamente
normali. Luke Jenner prima del concerto se ne sta tranquillamente in mezzo al pubblico in magliettina bianca e jeans. Il palco è grosso, ma hanno messo gli strumenti tutti molto vicini: gli basterebbe un quarto del palco, in una disposizione quasi timida e defilata. Alla voce si danno il cambio Jenner e Matt Safer, il bassista. Il vero show però è quello offerto da Luke Jenner: continua a suonare la chitarra indifferente per un paio di canzoni nonostante abbia spezzato la corda del mi cantino. PUNK! Si lancia in mezzo al pubblico, canta in mezzo al pubblico, sdraiato per terra rotolandosi sulle note di
Olio. WAVER (emozioccan?)!
Quando attaccano con
House of Jealous Lovers è il delirio. Un paio di migliaia di persone che cominciano a saltare, a sbracciare e a ballare. DANCE!
Comincio a urlare e a ballare anch'io. Già già, sto ballando, io che non ballo mai (ma proprio mai). E
non sono ubriaco.
Un pezzo dietro l'altro, compresi un paio di canzoni dall'EP
Mirror. Un live set incredibile, e non sono tanti i gruppi che riescono a fare bene sia in studio che live. Loro ci riescono alla perfezione, non puoi far altro che lasciarti trascinare nella loro sgangherata e ormonale energia, lasciare andare ogni goccia delle
tue energie represse. Non riesco a immaginare titolo migliore per il loro disco d'esordio "echoes". Proprio perchè i Rapture sono una eco continua, un'eco di reminescenze e citazioni, un'eco che ti riempie la testa, ti
rapisce e non ti molla più. Prepariamoci al botto. E se mi sbaglio...oddio, se mi sbaglio, mi sa che sarebbe la prima volta.
Chiusura lasciata nelle mani di LCD Soundsystem e 2manyDjs. Sruffianano (loro sì postmoderni, anche se non si dice più, nel remixare Nirvana insieme a Emerson Lake & Palmer, Breeders con Destiny's Child, Residents e Garbage...) il pubblico non poco, ma riescono a tenere altissimo il ritmo fino alle 4 di mattina, coi Rapture di nuovo sul palco a ballare, in una condivisione totale col pubblico che fa pensare ad una cultura simil rave più che rock'n'roll, nel loro antidivismo assolutamente naturale e naive.
E io ho ballato ininterrottamente per tutto il tempo. Ggggesù, ho ballato.
scritto da Simone |
13:44
Un week-end postmoderno, parteI
le futilità
La cucina di Fred sembra un'installazione neopop presa da una delle tante gallerie di Soho: collegata la mattina stessa della partenza per Montreux.
Collegata? Ma è firewire o USB?
L'autogrill di Fiorenzuola non è più quello di una volta. Mi infastidisce la fauna dell'autogrill in partenza per le ferie, e non perchè questi strani cosi vanno in ferie e io no. Me la segno: forse odio la gente. Punto.
La mia carta d'identità è scaduta da 3 mesi. Sentirmelo dire da un ciccioso doganiere svizzero con vocina gracchiante è un'esperienza tremenda che spero di non riprovare mai più. La sua intransigenza mi fa venire voglia di punzecchiarlo con un coltellino (svizzero, ovviamente) per vederelo svolazzare come un palloncino bucato in giro per i monti del Gran San Bernardo.
"Simone, questo è un grande momento. Adesso sei *quasi* umano." arrrghhh.
Come agente segreto sarei una vera schiappa:"Allora, facciamo così, voi tre andate in macchina coi biglietti. E noi prendiamo il treno sperando che i controlli siano meno rigidi che alla dogna... Se ci ributtano indietro, ci venite a riprendere qua ad Aosta dopo il concerto". Altro che Provvidenza.
"Ragazzi, se mi becca il comandante mi fa un culo così. Comunque, dài, buon concerto. A me invece tocca starmene chiuso qua dentro tutt'oggi. Ma porco ***." Non avrei mai creduto di poter dire una cosa del genere, ma alla questura di Aosta sono stati di una gentilezza imbarazzante. Empatia.
Falafel roolez! Burrito vegetariano too (ma un po'meno)
Red Bull: carbonated water, sucrose, glucose, sodium citrate, taurine, glucuronolactone, caffeine, inositol, niacin, D-pantothenol, pyridoxine HCL, vitamin B12, artificial flavours, colors. Ma ti rendi conto di che razza di schifezza mi hai fatto bere senza avvertirmi?
50 Jazz, odiatissima moneta locale del festival, sono decisamente troppi per essere esclusivamente consumati in alcolici.
(nota: 50 Jazz= circa 32 Euro)Montreux-Ivrea e, unica compagnia, la voce di Morrissey alle 5 di mattina mentre il resto del gruppo se la dorme di brutto. Poi anch'io ho mollato. Non sono mica robocop, eh.
"Non hai idea delle risate che si è fatta tua madre quando le ho detto della carta d'identità scaduta". L'istinto materno è una buffonata: non esiste. E sono più che convinto che lei lo sapesse e non mi abbia detto nulla alla partenza sperando proprio che mi succedesse qualcosa del genere. Conosco i miei polli.
scritto da Simone |
12:27
Lo spirito della scala
che poi in francese suona anche bene. quell'"esprit d'escalier", che riesce a riassumere in poche parole uno dei più grandi disagi della nostra cellularizzata società . Mio disagio in particolare: io poi do la colpa alla mia "riflessività", che è come dire pigrizia. Cammino lungo questa via piena di alberghetti a una stella con luci al neon verde, accendendomi una sigaretta, e la testa comincia a riempirsi di domande non fatte e di brillanti note a margine finite chissà dove. Decisamente la sceneggiatura ne avrebbe giovato.
L'esprit de rue Porporà (con piazzale Loreto alle spalle)
scritto da Simone |
11:28
15.7.03
Sono alla ricerca della dieta vegana perfetta, che sostanzialmente consiste in una prima fase di testing di frutta e verdura assolutamente crudi, seguente analisi e cripto-analisi per definire quali sapori potrebbero accogliersi amorevolmente insieme. Stasera l'onore è andato alla papaya, cui seguitò immediato defenstramento e rabbiosa delusione. E' che io avevo 'sta visione poetica dell'esotico futto, probabilmente dovuta a quel meraviglioso saggio sulla lentezza e sulla quiete che era quel film. Invece mi sono ritrovato con questa palletta in mano, la sbuccio ed è piena di semini stronzi, provo ad assaggiarne un pezzo, e sa di zucca. Oi, vabbè che alla fine non sono poi così raffinato e sono abituato ai robusti sapori della madre bassa (la Bassa), però quella cosa sapeva proprio di zucca. Per un attimo penso a mia nonna, nel suo cucinotto col calendario di Frate Indovino alla parete e Cucuzza alla tivì, novella Mui che si mette a tirare la pasta e a preparare il ripieno dei tortelli con la papaya al posto della zucca. Dettaglio delle mani che impastano, lento primo piano della nonna che in una sorta di estasi taglia a fette la papaya. Eppoi il brusco risveglio:
-Behmo, cus'el cal bagai chè?
-Eh, nonna, una papaya.
-Mo valà, che pagaia e pagaia. In du let mèsa la sòca c'agò da fèer i turtei.
Segue immediato defenestramento della pagaia.
Come darle torto.
scritto da Simone |
22:47
10.7.03
Questo pupazzetto mi sta tirando scemo.
Praticamente una crocchetta di patate con la bocca, Domo-Kun (che dovrebbe voler dire "molto signorino" o qualcosa del genere) ha una serie animata in stop-motion in Giappone. Quando ho visto i primi fotogrammi ho pensato, uh, che caruccio. Poi ho capito che il pupazzo è molto più di quello che sembra ed è un sacco avanti.
Intanto ha pure lui un blog (ma, vabbè, di questi tempi ormai CHI non ha un blog?).
Ma soprattutto, gli piace oziare con i Guitar Wolf, la jet-rock'n'roll band. Sembra che in uno dei primissimi episodi, Domo-Kun abbia rockeggiato sulle note (distorte) di Kaminari One insieme al suo amichetto Usajii. Quando ci sono questi cerchi che si chiudono, ammetto che gongolo.
E' cosa nota che Seiji (IL Guitar Wolf!) sia ormai da un po' di tempo un mio personalissimo mentore e guru dopo la visione del fondamentale Wild Zero: come definire altrimenti uno che va in giro con una Kawasaki z 750 col cupolino a forma di testa di lupo e che butta lì frasi come "There are no boundaries in love! There are no boundaries in rock'n'roll!"?
Lock'n'Loll!
scritto da Simone |
11:46
8.7.03
Vedere un concerto dei Rapture adesso vuol dire potere tirarsela un sacco almeno per i prossimi sei mesi. Tirarsela e nessuno che può dirti nulla, perchè al momento non c'è niente di più hype.
Se poi due amici ti dicono che hanno già i biglietti per la data del 19 a Montreux, tu che fai?
E guarda bene che ci saranno pure Liquid Liquid e il master dei/della DFA James Murphy. Allora, che fai?
Niente, eh? Proprio 'sto culo dalla sedia non lo vuoi alzare, eh? Allora facciamo che sul tutto ci butto pure una grattugiata di Trevor Jackson. Come dici? Sì, proprio lui, Playgroup, quello della Output. Ah. Tanto Playgroup ti fa schifo? Beh, comprensibile. Allora pensa a quello che rappresenta uno come Trevor Jackson, ok?
Vabbè, adesso smettila di frignare e pestare i piedi per terra che sei già bello grande, per favore.
Non hai voglia di farti cinque ore di macchina e spendere 30 euro per vedere dei tipi su un palco che fissano i loro powerbook e un solo gruppo con le chitarre?
Rapture!
Hai presente, no? Quella vocina taaaanto Robert Smith, quei synth che non puoi fare a meno di pensare ai PIL. E i Gang of Four, te li ricordi, vero? Da qualche parte dovresti ancora avere quella specie di raccoltone trovato in nice price...Hai passato anni a farti in vena di new wave, maledicendo di essere nato con 15 anni di ritardo, ammettendo che i novanta se la sono sognata la roba che è venuta fuori negli ottanta. E adesso che tutto quello sta tornando di moda in maniera quasi imbarazzante, te te ne freghi? Ma dai.
Bene, vedo che stai tornando ad essere incoscientemente ragionevole...
scritto da Simone |
23:08
7.7.03
Poi uno si lamenta che all'università non si impara niente, men che meno un lavoro. Le plafoniere e i neon sono a posto. Ho comprato un po' di cavo e proverò anche a fare i collegamenti come si deve: la terra al centro (il cavo verde/marrone), gli altri due a caso, tanto poco importa. Male che vada, ormai me la posso cavicchiare con qualche lavoretto elettrofaidate.
Nella giornata in cui dovevamo fare tutto, storyboard, riprese e montaggio, alla fine ci siamo svaccati in un complice cazzeggio, perdendoci tra i lunghissimi corridoi del Gonzaga che più che una scuola sembra un'istituto di correzione o un manicomio, tentando maldestri remake di Shining con la videocamera a mano e leggendo messaggi di giovani adolescenti innamorati lasciati su lavagne che ormai non sono lette più da nessuno. Il guaio è che non trovo nemmeno imbarazzante la battaglia finale con le pistole d'acqua, che quando le abbiamo viste, io e Giulio ci siamo guardati negli occhi pensando subito alla stessa cosa.
Mentre ci inseguiamo facendoci scudo con le porte delle aule deserte, penso a D., la mia compagna di banco del liceo: ha comprato casa e sta per sposarsi.
Decido che è il momento di passare all'attacco, esco dal mio nascondiglio e voltando la faccia per evitare gli schizzi, comincio a sparare alla cieca.
scritto da Simone |
23:06